Dipende da dove vuoi andare Stefania Convalle

Agendo attraverso canali segreti e indecifrabili, il destino lega le vicende delle giovani Anna e Maria in una storia di commovente salvezza reciproca – una storia che affronta il tema della violenza sulle donne in modo mai scontato e in cui assumono un ruolo di primo piano il sentimento religioso e l’elemento paranormale, mentre non mancano spunti che vanno dal rapporto madre-figlia a quello uomini-animali.

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Plateale appartenenza al genere umano Paola Kovalsky

Un patto di sangue, i wandervogel, passeggiate in montagna, Kallmunz, i coniugi Bauer, l’amore per un nonno, falò rituali, neve, la solennità dei cimiteri, valichi, Hauptmann, statue di santi, il desiderio di una vita semplice, una porticina nascosta, confessioni in un hotel di Praga in un giorno di pioggia, la ricerca di una spiritualità, una luce che si accende… Nel secondo volume della sua saga ucronica, Paola Kovalsky alza il livello della scrittura, aumenta la posta in gioco per i personaggi, introduce nuove (magnifiche) ambientazioni e sceglie di portare in secondo piano la denuncia diretta all’ignoranza rassicurante (preponderante nel primo volume) per concentrarsi sull’approfondimento psicologico e sugli stati d’animo: Plateale appartenenza al genere umano è un romanzo introspettivo, di coscienza e di tormento, più che riuscito anche grazie al singolare accostamento, in molte parti, dell’angoscia interiore alle atmosfere pacate e, naturalmente, grazie alla scrittura sempre trascinante, sempre sincera.

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Il profumo Patrick Süskind

“[…] che la terra, il paese, l’aria, che a ogni passo e a ogni respiro erano colmi di un odore diverso e quindi animati da un’identità diversa, potessero essere definiti soltanto da quelle tre grossolane parole, tutte queste disparità grottesche tra la ricchezza del mondo percepito con l’olfatto e la povertà del linguaggio facevano sì che il ragazzo Granouille dubitasse del senso del linguaggio in genere […]”

Una storia di genio e di solitudine, di ossessione e di ambizione tra le più originali e disturbanti che io conosca, e al contempo un viaggio tra gli odori della Francia del Settecento, da Parigi alla Provenza.
È perfetto per essere ascoltato, e Tommaso Ragno si conferma un interprete magistrale.

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Un anno sull'Altipiano Emilio Lussu

“Una vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle trincee […] avevano poi finito con l’apparirci inanimate, come cose lugubri, inabitate da viventi, rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si mostravano a noi, nella loro vera vita. Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!… Ecco il nemico ed ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il caffè, proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell’ora stessa, i nostri stessi compagni. Strana cosa. Un’idea simile non mi era mai venuta alla mente. Ora prendevano il caffè. Curioso! E perché non avrebbero dovuto prendere il caffè? Perché mai mi appariva straordinario che prendessero il caffè? E, verso le dieci o le undici, avrebbero anche consumato il rancio, esattamente come noi.”

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Oliver Twist Charles Dickens

La rappresentazione dell’Inghilterra del XIX secolo e soprattutto della Londra del malaffare, angusta e maleodorante; la descrizione dei malviventi, i veri protagonisti, vividi e indimenticabili insieme al contesto in cui si muovono; la denuncia sociale condotta con sferzante ironia; la leggerezza dello stile e l’evidente gusto narrativo, che rendono la storia estremamente godibile: risiede in questi elementi la grande forza di Oliver Twist, il primo romanzo sociale di Dickens, che mi ha coinvolto totalmente anche grazie all’interpretazione magistrale di Tommaso Ragno.

L’ho ascoltato quasi per caso e non ho mai smesso di stupirmi: adesso voglio recuperare tutto di Dickens!

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L'idiota Elif Batuman

Un racconto che procede per episodi e microepisodi, in una ricercata frammentarietà formale che riproduce perfettamente l’interiorità della protagonista Selin, una giovane e confusa studentessa ad Harvard, insieme alle vicende del tutto normali e al contempo uniche che la coinvolgono.
Due i fili conduttori: il rapporto complesso con un altro studente e, soprattutto, il tema del linguaggio e della difficoltà nella comunicazione, con vivaci spunti di riflessione ed elementi di gioco metaletterario.
Credo che L’idiota sia un romanzo originale ma soprattutto intimo e sincero, e l’ho trovato perfetto tanto per sessioni prolungate di lettura quanto per i ritagli di tempo.

“Provavo un gran bisogno di dirgli che ero circondata, sovrastata, da cose di significato sconosciuto o dubbio, cose che non erano in nessun modo commensurate a me.”

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Volevo solo avere più tempo Stefania Convalle

“[…] la clessidra non è tale senza la strozzatura centrale che ne determina la forma. In quella strettoia che rappresenta la concentrazione del tempo in un momento specifico, non importa se minuti, ore, giorni, Stefania costruisce gran parte del romanzo, gliel’ha chiesto il protagonista con il suo desiderio di avere del tempo in più.
È lì che accade tutto. […]”
Dalla prefazione di Silvana Da Roit.

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Canto della pianura Kent Haruf

A due anni di distanza dalla lettura di Benedizione, sono tornata tra le strade di Holt, l’immaginaria piccola città del Colorado nella quale Kent Haruf intreccia le vite semplici e meravigliose di persone comuni: in Canto della pianura troviamo un insegnante di storia, i suoi due figli bambini, una giovane ragazza incinta che viene cacciata di casa e due anziani fratelli allevatori.

Rispetto a Benedizione, il segno è completamente diverso – qui l’accento è posto sul cominciare della vita – e diverso è anche lo stile, che, forse in sintonia con l’umore di fondo, risulta più pieno, molto più poetico, a tratti lirico; eppure la voce di Haruf è inconfondibile nel tono pacato, nella gestione dei dialoghi, nella concretezza delle immagini, nelle atmosfere vivide e malinconiche e soprattutto nella straordinaria umanità che pervade il racconto: il risultato è una storia che coinvolge nell’intimo, che riesce a mostrare e a penetrare, che mette il lettore di fronte a scene d’impatto violento(mi riferisco alla crudezza e all’estrema precisione delle tre notevoli con protagonisti gli animali) quanto a situazioni in grado di suscitare la tenerezza più intensa (in questo senso ho amato tantissimo le due coppie di fratelli).

È una storia semplice e reale: mi è arrivata dritta al cuore, e mi ha profondamente emozionata.

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Il Canto degli Eroi Dimenticati Alice von Tannenberg

Il Canto degli Eroi Dimenticati: La legge del ferro e del sangue è un romanzo corale di ambientazione medievale dall’intreccio complesso e ambizioso, come l’intero progetto di Alice von Tannenberg – progetto di cui questo volume costituisce il primo tassello.

Nell’incerta situazione creatasi all’interno del Sacro Romano Impero dopo Legnano (1176), i complotti, i giochi di potere e le faide segrete con al centro la Baviera stimolano un’indagine sul rapporto tra comando e obbedienza, tra giuramenti e azioni, tra vincoli di sangue e vincoli d’onore, tra rango e virtù spirituali, tra amicizia e rivalità.
Personaggi credibili e ben delineati, sentimenti scomodi, ambientazioni vivide e atmosfere evocative (stupende le scene nella natura) si uniscono a un equilibrio perfetto tra combattimenti e scene conviviali, tra assemblee e tornei, tra sequenze narrative, dialogiche e introspettive, mentre la scrittura, davvero curatissima, prende il volo e trasporta in un Medioevo dal fascino misterioso, che sembra quasi vibrare tra le pagine.

Piaciuto tantissimo!

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Lo specchio macchiato dal tempo Stefania Convalle

Ambientato nei luoghi della vecchia Milano, il romanzo intreccia la storia di un’attrice alla ricerca di sé con quella del personaggio che sta interpretando, una cameriera dal passato doloroso.
Misteri da risolvere, silenzi, sentimenti confusi e il tocco romantico che l’autrice conferisce all’ambientazione rendono questa lettura coinvolgente ed enigmatica, con realtà e finzione che sembrano confondersi continuamente.

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