Ero invisibile Maura Hary

Con un ottimo uso della prima persona abbinata al tempo presente, l’autrice ci racconta la dodicenne Chiara e il suo percorso di crescita – percorso che si snoda tra l’ambiente scolastico e quello familiare – portandoci a riflettere sulla solitudine (ricercata o meno), sulla forza benefica della creatività, sul ruolo degli adulti nella vita dei ragazzi, sull’importanza di chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno, sulla necessità di guardare le cose da un’altra prospettiva e sul valore dei legami, in particolare dell’amicizia.

Una scrittura piena di tocchi ironici, che avvicina temi importanti con tono leggero, riuscendo a strappare più di qualche sorriso.
Nota speciale agli scarabocchi sciocchi di Chiara: fantastici!

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Zerfall Shanna Luciani

Che gran bel lavoro sta facendo Shanna Luciani con la sua saga storica!

Mentre la molteplicità dei punti di vista si associa alla varietà dei luoghi – da teatri a vecchi campanili, da ville lussuose a sagrestie, da ospedali a case di campagna – e mentre ricevimenti e spettacoli si alternano a bombardamenti e azioni di lotta, questo terzo volume sposta decisamente il focus su illusione e disillusione, sulla perdita di direzione, sul senso di colpa, sui retaggi familiari, sulla responsabilità, sulla ricerca di riscatto e sul confine tra quest’ultimo e la vendetta.
All’accuratezza della scrittura, che scava nel profondo anche grazie all’attenzione alla gestualità minima, alla mimica facciale e a un uso quanto mai sapiente delle luci e delle ombre, si associa uno studio magistrale della struttura – studio che emerge sempre più chiaramente man mano che ci si avvicina al finale (incredibile il lavoro sul finale!)

Impossibile non menzionare il nuovo tormentato (e decisamente affascinante) punto di vista, quello di Joachim, ma una nota speciale va a Cesare, il personaggio che in questo volume si trova, spinto tra un fuoco e l’altro, nella situazione più tragica in assoluto, con un conflitto interiore estremamente interessante, oltre che commovente.

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Storia di chi fugge e di chi resta Elena Ferrante

“Lila parla e parla a voce bassa. […] Io mi sento come il cavaliere di un romanzo antico, che chiuso nella sua armatura splendente, dopo aver compiuto mille prodigiose imprese in giro per il mondo, si imbatte in un mandriano cencioso, denutrito, che senza mai muoversi dal pascolo piega e governa a mani nude orribili bestie con un coraggio portentoso.”

“Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi solo per la prima volta in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.”

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Crepuscolo Kent Haruf

L’ho concluso solo ieri, ma lo so per certo: questa è una storia che resta.
È una storia che resta per come svela nell’avvicendarsi degli agenti atmosferici il senso delle stagioni e la profondità dello scorrere del tempo.
È una storia che resta perché l’intreccio e i personaggi – molti già presenti in Benedizione e in Canto della pianura – sono raccontati con umanità rarissima.
È una storia che resta perché parlando di solitudine, di separazione, di perdita e di violenza domestica ci racconta, al contempo, di generosità, di attenzione al prossimo, dell’amore nella semplicità dei gesti, del significato autentico dei piccoli riti della quotidianità, dell’importanza di una parola detta al momento giusto.

Ed è una storia che resta perché nel modo più semplice e più pacato possibile Kent Haruf ti sbatte di fronte la meraviglia e la disperazione della vita come nessun altro sa fare.

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Una questione privata Beppe Fenoglio

Il dubbio di un amore non corrisposto e il bisogno disperato di una verità conduce Milton, il giovane protagonista di questo libro, a una ricerca tutta personale che si incastra tra le manovre e le azioni della sua vita di partigiano: è così che una questione privata, una cosa di nessuna rilevanza rispetto alla situazione sconvolgente che le fa da contesto, acquista un’importanza vitale – ed è impossibile, allora, non riflettere sul rapporto tra individuale e collettivo, come è impossibile non apprezzare la struttura geniale del romanzo, in cui ricerca produce altra ricerca e altra ricerca ancora, sullo sfondo di un’ambientazione – quella delle Langhe – che sembra parlare, con la nebbia e il fango come grandi protagonisti, grazie anche al linguaggio puntuale, perfetto, in grado di colpire nel profondo.

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Picnic a Hanging Rock Joan Lindsay

Il mistery di Joan Lindsay, che ruota attorno alla scomparsa di tre studentesse e di un’insegnante di un prestigioso collegio vittoriano sul gruppo roccioso Hanging Rock (Australia) nel 1900, mi ha lasciato perplessa quanto sorpresa: mentre la trama non è riuscita a coinvolgermi sul serio (mi è sembrata perdere un po’ il focus dopo la metà, dilungandosi sulle vicende dei personaggi secondari che hanno, alla fin fine, poco a che fare con l’accaduto), ho trovato piuttosto intrigante la compresenza di idilliaco e perturbante in molti elementi (naturali e non) e soprattutto ho apprezzato lo stile, che con continue punte di humor smorza il carattere sinistro, inquietante e mistico della vicenda, creando effetti di contrasto molto originali.

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