Una scena che ho amato molto scrivere, e uno scatto natalizio

Uno scatto natalizio per Mari Ermi!
Uno scatto natalizio per Mari Ermi!

Tra le scene che ho amato di più scrivere ce n’è una che ha per protagonisti Ambra, Antonio e il cielo azzurro sulla campagna invernale. 
Ho pensato di regalarvene un estratto qui, oggi, anche perché la scena è ambientata proprio a metà dicembre. 
Spero tanto vi piaccia!

✏️

[…] «Ho detto che devi poggiare la testa per terra.»
Lui si voltò confuso, chiedendosi come facesse Ambra a sapere in che modo si era disteso, visto che continuava a tenere gli occhi chiusi. Non commentò, ma decise di eseguire. Spostò le braccia e poggiò la testa direttamente sull’erba.
E a quel punto se ne rese conto: in tanti anni non si era mai steso sul terreno. Non davvero, non in maniera completa.
Si ritrovava dritto davanti al cielo. E c’era qualcosa… Qualcosa di troppo. Sentì la fronte aggrottarglisi e portò automaticamente le mani a coppa attorno agli occhi che gli si stringevano. A fianco a lui, la risata cristallina di Ambra.
«No, così non va. Così è troppo facile. Togli le mani lentamente e guarda cosa succede.»
Antonio eseguì. E allora gli sembrò che l’azzurro lo inondasse, dall’alto e dal basso, da destra e da sinistra, fino a invadere completamente il suo campo visivo. Cercò di tenere gli occhi aperti, quasi gli si mozzava il respiro.
Era tutto azzurro. Non vedeva altro, non c’era altro.
Luce e azzurro, azzurro e luce.
E all’improvviso, per qualche strano prodigio, i suoni della campagna lì attorno sembrarono amplificarsi. Il ruscello, la brezza, il fruscio tra gli alberi, i rumori tra le canne. Tutto. Ed era vero, quello che diceva Ambra: faceva girare la testa.
Sì, perché quello che aveva di fronte era molto più del bel cielo azzurro che ammirava di solito con i piedi saldamente piantati sul terreno. Era azzurro in un altro senso.
E poi no, non ce l’aveva di fronte.
Era come se, occupando la totalità del suo campo visivo, quel cielo selvaggio, immenso, non si fosse preso solo lo spazio tutt’intorno, ma fosse entrato dentro di lui. E gli entrava dentro con una forza, con un’intensità, con un’energia tale che il suo corpo non riusciva a contenerlo.
Ebbe l’impulso di chiudere gli occhi, poi si voltò e vide che Ambra li aveva riaperti e fissava il cielo. […]

✏️ 🌱

Chiudo la rubrica del 2023 con qualche ringraziamento.
Come sempre, grazie alla Edizioni Convalle per il sostegno costante al romanzo e per la possibilità che mi ha dato di prendere parte alle varie fiere – a Modena quest’anno è stato bellissimo!
Grazie alle librerie che continuano ad accogliere Mari Ermi, aiutandolo a raggiungere nuove strade. Un grazie gigantesco, in particolare, alla Libreria Chiara e Stefy di Bachisio Medde (Ghilarza), che ha mostrato un entusiasmo straordinario per il romanzo e mi ha aiutato con una generosità fuori dal comune.
Grazie a tutte le persone che in un modo o nell’altro mi hanno aiutato e mi stanno aiutando nella promozione.
Grazie infinite ai miei familiari e a Matteo, per quello che fate ogni giorno per me e il mio sogno.
E, naturalmente, un grazie immenso a tutti voi che avete dato e state dando fiducia a Mari Ermi – grazie a chi ha scelto o sceglierà di ragalarselo (o regalarlo), grazie a chi ne ha parlato e ne parla e in giro, grazie a chi l’ha recensito sui social network o nelle librerie online: è un aiuto enorme per me.
È passato un anno e mezzo dalla pubblicazione di Mari Ermi – un anno e mezzo! – ed è bellissimo vedere ancora un simile riscontro dopo tutto questo tempo. Non riuscirò mai a esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti, ma spero di farlo al più presto regalandovi un nuovo romanzo.

Un caro augurio di Buon Natale e Buone Feste a tutti! 🎄

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui

Condividi:

Uno scatto e due citazioni a tema

Ma quanto sta bene Mari Ermi tra i colori d'autunno?!
Ma quanto sta bene Mari Ermi tra i colori d’autunno?!

Ecco finalmente uno scatto autunnale per questo romanzo impregnato di Sardegna, questo romanzo in cui la natura è grande protagonista, in cui la storia di due ragazzi e delle loro famiglie si mischia al verde della campagna, all’azzurro del cielo e del mare e ad atmosfere evocative e intrise di libertà. Un romanzo che parla di sogni, di ricerca di sé, e in cui è proprio il contatto con la natura ad insegnare ai protagonisti ad ascoltarsi e a dare spazio alla propria interiorità.

Accompagno allo scatto due citazioni dal libro a tema autunno-inverno:

🔥 “Se c’era una cosa che gli piaceva dell’inverno, era proprio il fuoco: quel calore naturale sembrava agire fuori e dentro al tempo stesso, come se, scaldandogli la pelle, riuscisse a passargli attraverso e arrivasse a toccare le corde più intime del suo cuore, infondendogli tranquillità e pace. E pensava di non essere il solo, dato che, nonostante la presenza in casa di stufe e termosifoni, il fuoco continuava ogni anno a occupare il suo posto nel camino.” (p. 26)

🍂 “Intorno a metà settembre lui e Ambra avevano ripreso il lavoro alla casetta. Quando avevano interrotto, a giugno, mancava solo il tetto, e quello sembrava decisamente il periodo ideale per concludere: faceva più fresco, e stare all’orto era piacevolissimo a qualunque ora, senza contare che iniziavano a notarsi i primi suggestivi cambiamenti di colore. In quel momento spiccavano in particolare le magnolie, le cui foglie si stavano tingendo di delicate tonalità giallo-arancio. Alcune cominciavano già a cadere, e insieme a quelle provenienti dai campi vicini, portate lì dal vento, creavano in alcuni tratti un sottile tappeto arancio-rossastro, pronto a espandersi e ad arricchirsi, nel giro di un mese o poco più, con le foglie dei susini, dei meli e dei peri.” (p. 383)

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui

Condividi:

Mari Ermi: vi racconto il titolo

Era il 1° agosto 2015, ma lo ricordo come fosse ieri. Una giornata nuvolosa e calda, col cielo in gran parte coperto. Io, però, al mare volevo andare lo stesso – avevamo già deciso, e non avrei rinunciato: non era il giorno ideale, sì, e forse non avrei fatto il bagno, ma mi piaceva la prospettiva di trovare quiete in spiaggia in piena estate. Perché era chiaro che quel pomeriggio non ci sarebbe stato nessuno.
Non sapevo, però, e mai avrei potuto immaginarlo, che quel giorno avrei scoperto un luogo – un luogo per nulla lontano da casa mia, ma che fino a quel momento non frequentavo – e che questa scoperta avrebbe avuto su di me un impatto così forte da condizionare il mio intero percorso da allora in avanti.
Quel giorno, la distesa silenziosa di quarzo bianco di Mari Ermi mi ha travolta, nelle sensazioni che ha evocato in me, al punto che attorno alla sua immagine avrei visto raccogliersi e intrecciarsi le idee che rimuginavo da tempo – quell’insieme allora sconnesso di suggestioni, riflessioni, eventi e personaggi per il romanzo che volevo scrivere. Mari Ermi ha cambiato tutto, ed è diventata il nucleo della mia storia. Perché, dopo aver interiorizzato quel pomeriggio, ho capito che proprio a Mari Ermi avrei ambientato l’evento più significativo per il percorso interiore dei miei protagonisti, la scena cardine, peraltro, di uno dei messaggi che intendo lanciare, il nostro bisogno di un rapporto intimo con la natura.
A questo punto, quale altro titolo avrebbe potuto avere il mio romanzo? Nessuno, e nemmeno mi sono mai posta la domanda: il titolo Mari Ermi mette ogni cosa al suo posto.

Come sono arrivata a Mari Ermi non ve lo racconto qui, né vi racconto com’era la spiaggia quel 1° agosto 2015, perché l’ho già fatto nel romanzo: la descrizione nel cap. 24 è la descrizione di Mari Ermi quel giorno, e le sensazioni sono quelle che la spiaggia ha trasmesso a me. Le ho affidate ad Ambra, il personaggio sul quale ho riflesso il mio sentimento nei confronti della natura, ma la verità è che quella descrizione esiste da ben prima del romanzo, perché io l’avevo scritta per me stessa, nella necessità di raccontare e fissare per sempre l’impatto profondo di quel luogo, di quella spiaggia selvaggia di quarzo bianco.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui

Condividi:

La natura di Mari Ermi, la natura in Mari Ermi

Sta proprio bene Mari Ermi vicino alle anemoni stellate!
Sta proprio bene Mari Ermi vicino alle anemoni stellate!

La natura. È lei la vera, grande protagonista di Mari Ermi. Lei, la natura sarda.
Lei con i suoi campi colti e incolti, con agrumeti, zagare e colori accesi, con ruscelli e animali, con spiagge selvagge di quarzo bianco, cieli stellati senza confini, notti silenziose piene di mistero.

Ci credo molto, e ho voluto trasmetterlo in questo libro: abbiamo profonda necessità di un contatto intimo con la natura. Perché a lei, alla natura, ho sempre attribuito un potere benefico immenso: osservarla e viverla ci consente di distaccarci dalle situazioni di stress, ci fa riscoprire la nostra predisposizione a meravigliarci, ci ricorda quanto siano belle le piccole cose e, soprattutto, in un mondo in cui spesso ci troviamo a correre da una parte all’altra, ci insegna a stare con noi stessi, offrendoci lo spazio per riflettere e per ascoltarci e aiutandoci a incontrare la nostra parte più intima.

È proprio questo che succede ai miei personaggi. Antonio e Ambra, infatti, riscoprono le loro coscienze proprio grazie al contatto con la natura. Le riscoprono attraverso corse sconfinate, i piedi nudi dentro un ruscello, l’incanto pacato dei colori e dei profumi di un agrumeto, il vento respirato a pieni polmoni, l’incontro vibrante con una spiaggia di quarzo bianco, l’emozione di un cielo notturno che palpita di stelle e misteri.

Mi è impossibile spiegare quanto abbia lavorato sulle parti in cui la natura è in primo piano. Le ore, i pomeriggi, le giornate passate a riflettere su singole parole, a scegliere quell’aggettivo, quel nome, quel verbo più adatto, a soppesare virgole e punti. E quasi mi commuovo a ripensare adesso al tempo che ci ho dedicato. Chi ha letto Mari Ermi sa che le mie sono “descrizioni emotive”, sa che ho raccontato i luoghi attraverso i sentimenti, attraverso le emozioni che trasmettono, le suggestioni che suscitano nei miei personaggi.
E volevo sapeste anche questo: ogni volta che qualcuno apprezza queste parti, ogni volta che qualcuno si emoziona nel leggerle, per me è la cosa più bella del mondo.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

Il Buk Festival di Modena e tante emozioni indimenticabili

Io e Mari Ermi allo stand Edizioni Convalle al Buk Festival 2023. 
Che emozione!
Io e Mari Ermi allo stand Edizioni Convalle al Buk Festival 2023. Che emozione!

Gratitudine e felicità. Comincio così, con queste due parole, perché per raccontare il Buk Festival di Modena ho bisogno di mettere ordine tra le mie emozioni, e il primo passo, senza dubbio, è dare un nome a quelle che porterò sempre con me dopo un fine settimana del genere.

Intenso, vivace, travolgente.
Bellissimo. È stato bellissimo, questo fine settimana del 6 e 7 maggio. È stato, semplicemente, tante cose che l’hanno reso indimenticabile.

Il contesto, prima di tutto. La cornice deliziosa di un chiostro, uno splendido leccio al centro con la sua ombra ampia sotto il cielo azzurro, l’aria fresca e la brezza piacevole; la serenità e il gioco di squadra che respiravo ogni momento al nostro stand, tra sorrisi, chiacchiere, battute e risate; il mio quarto incontro con le due anime di Edizioni Convalle, Stefania e Giuseppe, entrambi – ognuno a proprio modo – un concentrato di forza e dolcezza; Matteo, naturalmente, perché mi ha accompagnato in questa avventura e per il modo in cui mi illuminava ogni volta che lo vedevo tornare allo stand.

E poi le persone e quindi il dialogo, la possibilità di condividere, il motivo per cui da un anno a questa parte ho scoperto di amare così tanto le fiere: adoro i nuovi incontri e le chiacchierate, adoro raccontare della mia scrittura e del mio romanzo a chi è curioso di ascoltarmi. E le persone, dicevo, le persone, a cui le dimensioni contenute del Buk Festival hanno permesso, peraltro, di esplorare gli stand con tranquillità, erano aperte, sorridenti, interessate. Sono davvero grata alle tante di loro che hanno avuto il piacere di ascoltarmi, alle tante che poi hanno deciso di dare fiducia a Mari Ermi.

Quanto amo scrivere le dediche!
Quanto amo scrivere le dediche!

E poi c’è lei, la mia passione per la scrittura. È stata lei la grande protagonista, perché a questi eventi mi rendo conto di quanto io sia disposta a dare, per lei e solo per lei. Me l’hanno fatto capire tante cose, anche stavolta. La gola sempre secca, i capelli spettinati, le piante dei piedi doloranti, i pranzi in quei venti minuti rubati, la felicità di sentire quel vortice di entusiasmo e fatica, quel vortice che mi trascina ingovernabile, che non posso fare a meno di animare e assecondare con tutta me stessa e dal quale mi è difficile uscire. Ed è quando arrivi a sera disfatta, con la testa che ti gira e stavolta – sì, questo ancora non mi era successo – anche le labbra gonfie e screpolate perché è tutto il giorno che parli del romanzo e in realtà non ce la fai più, ma al tempo stesso non puoi fare a meno di continuare, perché potrebbe esserci ancora un’altra persona disponibile ad ascoltarti, curiosa di scoprire la tua storia, e tu sei decisa ancora una volta a impegnarti con tutta te stessa per raccontare ancora un’altra volta del tuo libro… Ecco, è in giornate così che capisci quanto sei disposta a dare per questa cosa bellissima che si chiama scrittura.
E l’incredulità e la gioia di domenica pomeriggio, quando l’ultimo libro rimasto ha lasciato lo stand, sono emozioni immense che porterò sempre con me, come la passeggiata spensierata che ho fatto a Modena quella sera con Matteo.

Questo mese Mari Ermi compie un anno, e permetterci di vivere questa fiera è stato il regalo più bello che la mia casa editrice potesse farci.

Se hai piacere di vedere altri scatti di queste giornate, visita la galleria fotografica dedicata a Mari Ermi cliccando qui. 😉

La mia editrice ha commentato l’esperienza a questa fiera nella primissima parte di una diretta sulla pagina Facebook di Edizioni Convalle (minuti 0.00-14-00): se ti interessa sentire le sue parole, puoi cliccare qui. 😉

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “diario” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

Di agrumeti e ispirazione

Una pianta di arancio con fiori e frutti insieme: uno spettacolo della natura!


🌿 “E gli aranci, ancora una volta, regalavano uno spettacolo unico. Spesso, quando fiorivano, i frutti tardivi erano ancora sulle piante, ed era frequente vedere le loro verdi chiome colorarsi di arancio e bianco insieme, frutti del colore del sole e fiori simili a piccole stelle candide.” 🍊🌸 Mari Ermi, p. 154

“E poi si era messa a osservare le piante, i fiori, gli insetti e, più in generale, l’abbraccio vivace e delicato con cui la primavera, quel venti di aprile, colorava il mondo attorno a loro. […] farfalle variopinte disegnavano qua e là danze briose, lasciando ammirare il proprio splendido gioco d’ali – ora morbido e lento; ora rapido, intenso, quasi confuso – non appena si posavano sui fiori; nel frattempo le api, spesso annunciate da un grazioso ronzio, orbitavano curiose attorno alle piante e, qualche volta, anche attorno a loro.”
🦋🐝 Mari Ermi, pp. 180-181

Un'ape su una zagara.
Una Vanessa atalanta sulle zagare.




Ho scattato queste foto il 7 aprile 2023, negli agrumeti di Milis.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “diario” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

La dedica di Mari Ermi

La dedica di Mari Ermi a mia nonna Antonica.
La dedica di Mari Ermi a mia nonna Antonica.

Non mi è possibile spiegare tutto ciò che mia nonna è stata per me.
Un esempio di fierezza e di tenacia, una forza di volontà che niente ha mai potuto scalfire. Nonostante tutto ciò che ha dovuto affrontare è sempre rimasta in piedi, ognuno dei suoi novantadue anni, senza arretrare mai di un passo. Così instancabile, così testarda, così forte semplicemente.
Non mi è possibile spiegare quanto le storie che raccontava sulla sua infanzia – sui tempi della guerra, soprattutto – abbiano arricchito la mia vita. Testimonianze preziosissime. Testimonianze raccontate sempre, dalla prima all’ultima volta, con una lucidità e una precisione impressionante. 
Il dolore per la sua perdita, immensa per la famiglia e per la comunità intera, è stato grande tanto quanto la gratitudine per avere avuto la possibilità di conoscerla, di averla vicino per tanti anni e di sentire la sua voce e le sue storie.

E io davvero credo di averlo capito così, ascoltando lei, quanto sia importante la memoria.
Lo è, anzitutto, a livello individuale. Ricordare chi siamo – i momenti vissuti, le emozioni provate – è parte fondante della nostra coscienza di esseri umani. Ci definisce.
C’è poi tutta la dimensione storico-collettiva, gli infiniti motivi per cui dovremmo ricordare bene e sempre il passato: ci aiuta a conoscerci e a capire da dove veniamo, a interpretare il mondo e a orientarci e progettare al meglio il futuro.
Nelle storie che mia nonna mi raccontava sulla sua infanzia – gli episodi sui tempi della guerra, in particolare – questi due livelli si univano, perché mentre ricordava le sue emozioni lei tramandava anche la memoria storica di tanti eventi. Ad ascoltarla, io ogni volta mi incantavo.
E piano piano la mia sensibilità sull’importanza della memoria si è legata indissolubilmente alla scrittura.
Devo dirlo: non solo la capacità di vivere emozioni e ricordarle, ma soprattutto la possibilità di raccontarle e fissarle per sempre attraverso la parola scritta suscita in me una commozione forte, profondissima.

Quello della memoria è il potere più grande che attribuisco alla scrittura. Il valore più grande.
E la memoria è tutto.
Per questo Mari Ermi è dedicato a mia nonna.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

Equinozio di primavera

Il mio romanzo Mari Ermi immerso tra le margherite.

🌱🌸 “Mentre passeggiava tra le piante, i suoi capelli ondulati si mescolavano ai raggi del sole e Antonio li guardava affascinato. A quel dolce tono castano si intersecavano linee sottilissime di un arancio rossiccio e altre tonalità color dell’oro. Inoltre, a ogni guizzo della luce, quei riflessi sembravano danzare insieme tra le ciocche, e sulle punte si arricciavano in un morbido color miele. Si chiese se Ambra si rendesse conto dell’effetto che faceva il sole sui suoi capelli e se le piacesse. In quel momento sembrava distratta, come se la primavera le avesse infuso un pizzico in più di leggerezza, il che la rendeva magnifica. Era stata lei a voler interrompere il lavoro alla casetta, voleva fare un giro nell’orto, gli aveva detto. E poi si era messa a osservare le piante, i fiori, gli insetti e, più in generale, l’abbraccio vivace e delicato con cui la primavera, quel venti di aprile, colorava il mondo attorno a loro. Le zagare, i candidi fiori d’arancio, sbocciavano in un trionfo mozzafiato tra le foglie verdi e gli agrumi dorati; sull’altro lato del terreno, la nascita simultanea di fiori e foglioline avvolgeva i peri e i meli in un manto leggero, bianco e verde tenero. I susini, invece, erano fioriti già da tempo, come i due albicocchi; i loro rami, nudi di foglie, si erano rivestiti di un’eleganza festosa, semplice e bellissima. E mentre i rumori tra le canne e i fruscii nel fogliame sembravano più vivaci e più frequenti, e il chiacchiericcio degli uccelli più animato, farfalle variopinte disegnavano qua e là danze briose, lasciando ammirare il proprio splendido gioco d’ali – ora morbido e lento; ora rapido, intenso, quasi confuso – non appena si posavano sui fiori; nel frattempo le api, spesso annunciate da un grazioso ronzio, orbitavano curiose attorno alle piante e, qualche volta, anche attorno a loro.” 🦋🌺🐝
🌿Mari Ermi, parte II, cap. 9

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

Più di qualcosa sull’esergo di Mari Ermi

L'esergo di Mari Ermi.
L’esergo di Mari Ermi.

Sarà per il modo in cui l’ho scoperto; sarà che l’ho scoperto quando il libro era ancora a uno stato embrionale; sarà che da subito ha avuto il potere di accendere la mia immaginazione e di scuotermi dentro. Sarà, anche, che il capolavoro di Rancore e DJ Myke – un concentrato di parole pregnanti e musica evocativa, e un ritornello che spinge ad alzare la testa, guardarsi attorno e cercare le cose buone, perché rimanda alla luce del sole, forte anche tra le nuvole – mi ha accompagnato e aiutato moltissimo durante gli anni universitari, quelli del lavoro al romanzo, col suo messaggio di speranza e bellezza.
Basterebbero questi motivi per spiegare la scelta di due versi di Sunshine come esergo al mio Mari Ermi.
Basterebbero, eppure non racconterebbero la cosa più importante. Che questo esergo io l’ho immaginato da subito. Che mi è sempre sembrato di sentire in questi due versi lo spirito di fondo del mio romanzo: l’importanza della ricerca di sé, dell’ascolto della propria interiorità, del credere con tutte le forze nei propri sogni, per quanto folli possano sembrare; l’importanza, in questo senso, di un contatto profondo con la natura, che ci aiuta sempre ad ascoltarci.
La natura, attraverso la quale i miei personaggi riscoprono le proprie coscienze.
La natura, grande protagonista de Il richiamo della foresta, uno dei libri a me più cari del mio amato Jack London, che Rancore evoca proprio qui, trasformando il mio esergo in una doppia citazione e spingendomi a chiedermi se le cose accadano davvero per caso. Perché Il richiamo della foresta è la storia di Buck, cane lupo di casa che attraverso varie peripezie entra in contatto con la natura selvaggia, riscoprendo così la parte più viscerale di sé e decidendo di abbracciare la vita dei suoi antenati, di tornare al suo primordiale – cane lupo selvaggio – proprio grazie a questo “richiamo” (The call of the wild è il titolo originale).

Non mi capita spesso di pensare che ogni cosa vada al proprio posto, ma con l’esergo di Mari Ermi, che ho scelto io e che al contempo non riesco a smettere di guardare con stupore e gratitudine, come se fosse lui ad aver scelto me, la sensazione è proprio questa.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi:

“Amori sui generis”

Mari Ermi insieme alla pergamena con la Menzione d'Onore al Premio Letterario Nazionale Città di Grosseto "Amori Sui Generis", edizione 2022.
Mari Ermi insieme alla pergamena con la Menzione d’Onore al Premio Letterario Nazionale Città di Grosseto “Amori Sui Generis”, edizione 2022.

“Amori Sui Generis”. Questo il tema del Premio Letterario Nazionale che a ottobre 2022 ha voluto conferire a Mari Ermi una Menzione d’Onore. Il filo conduttore delle opere a concorso, più nello specifico, doveva essere “un sentimento d’amore (o una passione) molto forte, capace di dominare completamente una o più persone: platonico, spirituale, sensuale, romantico, materno, filiale, fraterno, coniugale, di amicizia, rivolto verso se stessi come manifestazione di egoismo e di egocentrismo, amor proprio, per un ideale, per la solidarietà, passione per lo sport, per le arti, per il gioco o per altro.”

Riporto la dicitura per intero perché nel rileggerla ho riflettuto di nuovo su tante cose, e mi sono stupita di quanti tipi di “amori sui generis” io abbia riversato, anche inconsciamente, in Mari Ermi.

Non ci sono dubbi che il più grande, il più significativo per la trama sia l’amore dei due protagonisti, Antonio e Ambra, nei confronti della natura. Una natura dai colori intensi di agrumeto e una natura che è campagna incolta, corse selvagge, cieli sconfinati e ancora vento, rocce, spiagge bianche, scie di galassie dove le stelle sembrano pulsare. Cercarla, esplorarla, viverla significa scoprire se stessi, entrare in contatto con la parte più intima di sé.
Poi c’è l’amore sconfinato per un sogno, un ideale, un progetto di vita. Ma c’è anche l’amore filiale, che porterebbe Antonio a mettere da parte quel sogno pur di non deludere i genitori. Non per niente, è lo scontro tra due “amori sui generis” a creare il conflitto interiore più duro – e il più delicato – del romanzo.
Ancora, c’è l’amore di un genitore nei confronti del proprio figlio, un amore che cerca direzioni, che soffre e spera e confonde e sbaglia.
Infine, l’amore per l’arte: una forza viscerale, sofferta, totalizzante, che scardina sentimenti e sconvolge intere vite.
Ogni romanzo è mosso da tante energie, e una riflessione su quelle che animano il mio – e sul loro continuo incastrarsi e condizionarsi a vicenda – volevo farla da tempo.
Non so per quale (o quali) di questi “amori sui generis” la Giuria abbia voluto assegnare a Mari Ermi la Menzione d’Onore. So, però, che mi rende felice.

Sono grata alla Giuria del Premio per aver scelto di assegnarmi questo riconoscimento, ma ancor prima, come sempre, sono grata alla Edizioni Convalle, che ha creduto in me e nelle mie pagine da subito.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi leggerne altri simili, visita la sezione “rubrica Mari Ermi” del blog cliccando qui. 🙂

Condividi: