La natura. È lei la vera, grande protagonista di Mari Ermi. Lei, la natura sarda.
Lei con i suoi campi colti e incolti, con agrumeti, zagare e colori accesi, con ruscelli e animali, con spiagge selvagge di quarzo bianco, cieli stellati senza confini, notti silenziose piene di mistero.
Ci credo molto, e ho voluto trasmetterlo in questo libro: abbiamo profonda necessità di un contatto intimo con la natura. Perché a lei, alla natura, ho sempre attribuito un potere benefico immenso: osservarla e viverla ci consente di distaccarci dalle situazioni di stress, ci fa riscoprire la nostra predisposizione a meravigliarci, ci ricorda quanto siano belle le piccole cose e, soprattutto, in un mondo in cui spesso ci troviamo a correre da una parte all’altra, ci insegna a stare con noi stessi, offrendoci lo spazio per riflettere e per ascoltarci e aiutandoci a incontrare la nostra parte più intima.
È proprio questo che succede ai miei personaggi. Antonio e Ambra, infatti, riscoprono le loro coscienze proprio grazie al contatto con la natura. Le riscoprono attraverso corse sconfinate, i piedi nudi dentro un ruscello, l’incanto pacato dei colori e dei profumi di un agrumeto, il vento respirato a pieni polmoni, l’incontro vibrante con una spiaggia di quarzo bianco, l’emozione di un cielo notturno che palpita di stelle e misteri.
Mi è impossibile spiegare quanto abbia lavorato sulle parti in cui la natura è in primo piano. Le ore, i pomeriggi, le giornate passate a riflettere su singole parole, a scegliere quell’aggettivo, quel nome, quel verbo più adatto, a soppesare virgole e punti. E quasi mi commuovo a ripensare adesso al tempo che ci ho dedicato. Chi ha letto Mari Ermi sa che le mie sono “descrizioni emotive”, sa che ho raccontato i luoghi attraverso i sentimenti, attraverso le emozioni che trasmettono, le suggestioni che suscitano nei miei personaggi.
E volevo sapeste anche questo: ogni volta che qualcuno apprezza queste parti, ogni volta che qualcuno si emoziona nel leggerle, per me è la cosa più bella del mondo.
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