Più di qualcosa sull’esergo di Mari Ermi

L'esergo di Mari Ermi.
L’esergo di Mari Ermi.

Sarà per il modo in cui l’ho scoperto; sarà che l’ho scoperto quando il libro era ancora a uno stato embrionale; sarà che da subito ha avuto il potere di accendere la mia immaginazione e di scuotermi dentro. Sarà, anche, che il capolavoro di Rancore e DJ Myke – un concentrato di parole pregnanti e musica evocativa, e un ritornello che spinge ad alzare la testa, guardarsi attorno e cercare le cose buone, perché rimanda alla luce del sole, forte anche tra le nuvole – mi ha accompagnato e aiutato moltissimo durante gli anni universitari, quelli del lavoro al romanzo, col suo messaggio di speranza e bellezza.
Basterebbero questi motivi per spiegare la scelta di due versi di Sunshine come esergo al mio Mari Ermi.
Basterebbero, eppure non racconterebbero la cosa più importante. Che questo esergo io l’ho immaginato da subito. Che mi è sempre sembrato di sentire in questi due versi lo spirito di fondo del mio romanzo: l’importanza della ricerca di sé, dell’ascolto della propria interiorità, del credere con tutte le forze nei propri sogni, per quanto folli possano sembrare; l’importanza, in questo senso, di un contatto profondo con la natura, che ci aiuta sempre ad ascoltarci.
La natura, attraverso la quale i miei personaggi riscoprono le proprie coscienze.
La natura, grande protagonista de Il richiamo della foresta, uno dei libri a me più cari del mio amato Jack London, che Rancore evoca proprio qui, trasformando il mio esergo in una doppia citazione e spingendomi a chiedermi se le cose accadano davvero per caso. Perché Il richiamo della foresta è la storia di Buck, cane lupo di casa che attraverso varie peripezie entra in contatto con la natura selvaggia, riscoprendo così la parte più viscerale di sé e decidendo di abbracciare la vita dei suoi antenati, di tornare al suo primordiale – cane lupo selvaggio – proprio grazie a questo “richiamo” (The call of the wild è il titolo originale).

Non mi capita spesso di pensare che ogni cosa vada al proprio posto, ma con l’esergo di Mari Ermi, che ho scelto io e che al contempo non riesco a smettere di guardare con stupore e gratitudine, come se fosse lui ad aver scelto me, la sensazione è proprio questa.

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