Mari Ermi: vi racconto il titolo

Era il 1° agosto 2015, ma lo ricordo come fosse ieri. Una giornata nuvolosa e calda, col cielo in gran parte coperto. Io, però, al mare volevo andare lo stesso – avevamo già deciso, e non avrei rinunciato: non era il giorno ideale, sì, e forse non avrei fatto il bagno, ma mi piaceva la prospettiva di trovare quiete in spiaggia in piena estate. Perché era chiaro che quel pomeriggio non ci sarebbe stato nessuno.
Non sapevo, però, e mai avrei potuto immaginarlo, che quel giorno avrei scoperto un luogo – un luogo per nulla lontano da casa mia, ma che fino a quel momento non frequentavo – e che questa scoperta avrebbe avuto su di me un impatto così forte da condizionare il mio intero percorso da allora in avanti.
Quel giorno, la distesa silenziosa di quarzo bianco di Mari Ermi mi ha travolta, nelle sensazioni che ha evocato in me, al punto che attorno alla sua immagine avrei visto raccogliersi e intrecciarsi le idee che rimuginavo da tempo – quell’insieme allora sconnesso di suggestioni, riflessioni, eventi e personaggi per il romanzo che volevo scrivere. Mari Ermi ha cambiato tutto, ed è diventata il nucleo della mia storia. Perché, dopo aver interiorizzato quel pomeriggio, ho capito che proprio a Mari Ermi avrei ambientato l’evento più significativo per il percorso interiore dei miei protagonisti, la scena cardine, peraltro, di uno dei messaggi che intendo lanciare, il nostro bisogno di un rapporto intimo con la natura.
A questo punto, quale altro titolo avrebbe potuto avere il mio romanzo? Nessuno, e nemmeno mi sono mai posta la domanda: il titolo Mari Ermi mette ogni cosa al suo posto.

Come sono arrivata a Mari Ermi non ve lo racconto qui, né vi racconto com’era la spiaggia quel 1° agosto 2015, perché l’ho già fatto nel romanzo: la descrizione nel cap. 24 è la descrizione di Mari Ermi quel giorno, e le sensazioni sono quelle che la spiaggia ha trasmesso a me. Le ho affidate ad Ambra, il personaggio sul quale ho riflesso il mio sentimento nei confronti della natura, ma la verità è che quella descrizione esiste da ben prima del romanzo, perché io l’avevo scritta per me stessa, nella necessità di raccontare e fissare per sempre l’impatto profondo di quel luogo, di quella spiaggia selvaggia di quarzo bianco.

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