Niente di nuovo sul fronte occidentale Erich Maria Remarque

Questo libro è fango, dolore, disperazione, innocenza, urla, cameratismo, lacrime, rabbia, terrore, tenerezza, impotenza, rassegnazione, ingiustizia, speranza, attesa spasmodica, amicizia, sangue, nostalgia, commozione.  

È un libro innocente e terribile.
È un libro innocente.
È un libro terribile.
È un libro imprescindibile.

[Di Niente di nuovo sul fronte occidentale ho parlato qui]

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La storia più dolce Federica Buonocore

Il primo romanzo di Federica Buonocore ci trasporta ad Atrani, borgo della Costiera Amalfitana, nel 1970: ci troviamo i Cretella, una storica famiglia di pasticcieri, ci troviamo Matteo, pasticciere geloso delle proprie ricette, e ci troviamo Gennarino, un giovanissimo dipendente in grado di intenerirci.
Il pasticciotto, dolce tipico atranese, è al centro di una storia che ha tra i punti di forza i personaggi simpatici e chiassosi, i dialoghi credibili e, soprattutto, la delicatezza con cui approccia il rapporto padre-figlio e i sentimenti dell’animo tenero di un ragazzino.
Una storia fresca, leggera, perfetta per tirare il fiato e in grado di strappare tanti sorrisi.

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Factfulness Hans Rosling, con Ola Rosling e Anna Rosling Rönnlund

Un libro illuminante, che in modo semplice e con linguaggio chiaro mette nero su bianco la realtà, insegnandoci ad analizzarla e a comprenderla attraverso due strumenti imprescindibili, i dati e il pensiero critico: sono strumenti che possediamo ma dei quali la maggior parte di noi non sa come appropriarsi a pieno; strumenti, soprattutto, di cui occorre capire l’importanza, perché per cambiare il mondo è necessario conoscerlo davvero, nei suoi problemi ma anche nei suoi progressi, che sono più di quanti potremmo aspettarci.

Voltata l’ultima pagina, ho riflettuto su come Factfulness sia anche il documento del lavoro di una vita e di una missione nobile, e non posso fare a meno di ammirare gli autori, persone che hanno realmente provato, e stanno provando, a cambiare le cose.

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Cavalli selvaggi Cormac McCarthy

La ricerca di un posto nel mondo da parte del giovane John Grady Cole, il suo viaggio a cavallo dal Texas al Messico, le esperienze con l’amicizia, la cattiveria, l’amore, l’ingiustizia, l’arroganza dei potenti, il dolore: Cavalli selvaggi è un vero e proprio romanzo di formazione, ma le atmosfere e le ambientazioni tutte western gli conferiscono un respiro raro, arcano, e il risultato è maestoso.
È un viaggio per le strade dello spazio e del tempo, è la ricerca di se stessi nella ricerca di un passato mitico, è il contatto con la propria identità nel contatto con la natura aspra e solitaria, sperduta e bellissima, onnipresente e selvaggia.
E selvaggio è anche il fascino di questo romanzo: una visione cupa, spesso desolata, del genere umano accordata a descrizioni di un lirismo intenso, a paesaggi che sembrano di mondi primordiali, a immagini di poesia pura.
C’è un mistero potente che sembra pervadere ogni pagina, un mistero che non riuscivo e non volevo sondare ma che ha coinvolto ogni fibra di me: è lo stesso mistero che mi è rimasto addosso nelle vesti di un’emozione confusa, stupefatta, di una commozione inafferrabile e profonda.

[Di Cavalli selvaggi ho parlato qui e qui]

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Questa è l'America Francesco Costa

Quanto è grande la distanza tra l’America che crediamo di conoscere e l’America com’è veramente?
Attraverso alcune storie esemplari – tra queste l’epidemia causata dagli antidolorifici, le vicende dell’allevatore Cliven Bundy, la crisi dell’acqua a Flint, l’incendio di Paradise – e viaggiando dal Michigan al Texas alla California, Francesco Costa ci racconta l’industrializzazione e la deindustrializzazione, ci racconta perché le armi sono un fatto culturale, ci racconta il rapporto degli americani col governo; ci racconta, ancora, la necessità, l’intrinsecità e le contraddizioni dell’immigrazione, il paradosso dei senzatetto in uno stato con una delle economie più forti al mondo, la radicalizzazione dell’elettorato, fino ad arrivare alla crisi profonda del sistema democratico e al deterioramento delle istituzioni e del loro funzionamento. Ci dipinge così quella che definisce, con un termine più che mai consono, l’eclissi del sogno americano: una crisi d’identità, non un declino ma un deragliamento del sistema.
La scrittura – come anche, naturalmente, la lettura dello stesso Costa – è chiarissima e coinvolgente, e ha la capacità di arrivare subito. Insomma, un’ottima prima esperienza con un audiolibro!

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La stella del deserto Michael Connelly

Adoro leggere thriller nei mesi freddi, tanto più se si tratta dei thriller di Michael Connelly. 

Tra i punti di forza de La stella del deserto il ritmo serrato e, come di consueto, i dialoghi coinvolgenti, diretti, essenziali, in grado di rivelare moltissimo delle personalità dei personaggi con poche parole. A questo proposito, e nonostante il suo punto di vista si alterni con quello di Renée Ballard, è decisamente Bosch il grande protagonista: come sempre ci appassiona, ci tiene col fiato sospeso, ci fa riflettere, ci intenerisce e in questo caso, soprattutto se siamo affezionati a lui, ci fa anche commuovere.

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Sulle tracce di Lucifero Tiziana Mazza

Una giovane e frizzante designer inglese trasferitasi a Como, il rapimento del suo gattino e l’incontro con un simpatico Sovrintendente di Polizia sono gli ingredienti da cui prende le mosse il fresco romanzo d’esordio di Tiziana Mazza, un giallo-rosa ambientato nel Triangolo Lariano.

È una storia leggera e al contempo piena di energia, in grado di regalare momenti di grande spensieratezza, ai quali contribuiscono l’intreccio vivace, il continuo punzecchiarsi tra i due protagonisti e, soprattutto, il brio dei dialoghi (realistici anche per l’uso del dialetto locale e del lessico inglese che si mescolano all’italiano).

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La camera azzurra Georges Simenon

Una passione extraconiugale, un crimine e molto di più.

Mi è piaciuta tanto l’idea della struttura: è una storia che si muove tra interrogatori e ricordi, tra presente e passato attraverso l’unico punto di vista del protagonista, il cui carattere viene a delinearsi a poco a poco, tassello dopo tassello, assieme all’accaduto.
Molto belli i dialoghi, e davvero ben riuscita la rappresentazione del taedium vitae.

Tuttavia, purtroppo, né la storia né i personaggi mi hanno coinvolto, lasciandomi al contrario piuttosto tiepida.

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I tunnel di Oxilla Silvana Da Roit

Nel suo romanzo d’esordio, Silvana Da Roit unisce l’elemento storico a quello della formazione e a un pizzico di mistery.
L’antico borgo medioevale di Domodossola è teatro di due vicende – una ambientata nei primi anni Sessanta, l’altra a fine Seicento – unite da un vecchio diario e incentrate sulla scoperta di una rete di tunnel sotterranei.

La penna pregevolissima dell’autrice sembra sfiorare con delicatezza i due protagonisti, Marco e Joanna Francisca, mentre gli studi documentari e la cura dell’ambientazione – il lavoro sul lessico, peraltro, è notevole – denotano un grande amore per la propria terra e per le storie a essa legate.

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Le ore più buie Michael Connelly

La scrittura di Connelly è una delle migliori che io conosca. È diretta, dinamica, sapiente. Con poche parole ti porta per le strade di Los Angeles, nella casetta di Bosch, sulle onde con Ballard e, naturalmente, ti cattura nel dipanarsi di casi che non vedi l’ora di sciogliere con la lettura.   
Credo non riuscirò mai a spiegare quanto mi affascini.

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