L'edera Grazia Deledda

Breve e assai intenso questo romanzo che Grazia Deledda costruisce sullo sfondo di un duplice decadimento – della nobiltà sarda e della società del paese di Barunèi all’inizio del XX secolo – rendendo la tragica vicenda di Annesa punto di partenza per una riflessione su devozione e attaccamento e per un’indagine sulle idee di colpa e di peccato, misurando la distanza tra pentimento ed espiazione ed esplorando il rapporto tra religione e fede, mentre il paesaggio sembra parlare e il suo sentimento compenetrarsi con gli stati interiori dei personaggi, in un gioco di simbologie continuo e potente e in una fusione quasi mistica tra scrittura e natura.

[De L’edera ho condiviso diversi estratti qui]

[Ho parlato de L’edera anche su YouTube, ai minuti 19:50-27:30 di questo video: youtube.com/watch?v=EHq1oEYBUEg&t=5s]

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Una calda tazza di caffè americano Stefania Convalle

Le riflessioni e le emozioni di una donna che si mette a nudo, un viaggio dall’Italia agli Stati Uniti, personaggi intensi e un finale potente sono gli ingredienti principali di questo lavoro sperimentale, semplice e profondo al contempo, che inizia come un diario per poi farsi romanzo breve, riuscendo a mettere in scena in poche pagine molti dei sentimenti, dei timori e delle gioie che toccano la vita di un essere umano, e conquistandoci anche e soprattutto per il ruolo suggestivo dell’elemento spirituale. Che bello leggere Stefania Convalle!

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Ho contato fino a cento Silvana Da Roit

Un romanzo intenso, sincero, a tratti davvero duro, in cui una ragazzina si racconta – e ci racconta – la sua infanzia e la sua solitudine, in un tentativo consapevole di guarire da ferite recenti e profonde.
Semplice, diretto e coinvolgente, Ho contato fino a cento riesce a commuovere e a strappare sorrisi, arrivando dritto al cuore grazie alla voce della sua protagonista, alla quale è impossibile non voler bene fin dalla prima pagina.

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Ninfee nere Michel Bussi

Tre storie femminili si intrecciano e si incastrano attorno a un omicidio a Giverny – il comune francese noto grazie ai dipinti di Monet – in un racconto giallo che ha suscitato in me sensazioni contrastanti: l’ambientazione affascinante e suggestiva mi ha conquistata completamente, ma i personaggi mi hanno coinvolto poco, ho trovato molti eventi improbabili e diversi dialoghi tutt’altro che credibili. La storia, comunque, mi ha intrattenuta bene, e a tratti mi ha decisamente incuriosita.
Il problema vero, però, è il colpo di scena che precede il finale – colpo di scena che in un primo tempo mi ha sorpreso, salvo poi lasciarmi addosso un senso di irritazione: l’impressione che l’autore abbia giocato sporco facendo di tutto per depistare e fregare il lettore ha rovinato l’ammirazione che avrei provato in circostanze diverse per l’obiettiva originalità dell’idea di fondo.

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It Stephen King

Il miglior libro sull’infanzia che abbia mai letto.

E il libro che mi ha ricordato, anche, perché abbiamo bisogno delle grandi storie – perché abbiamo bisogno delle storie – e cosa è in grado di fare questo mondo meraviglioso che si chiama scrittura.

Grazie, Stephen King.

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Frontiera Francesco Costa

Una raccolta di storie, aneddoti, riflessioni e curiosità sugli Stati Uniti raggruppati in cinque sezioni, ognuna delle quali con un titolo-guida che ne rappresenta il macro-argomento: abbondanza, ingenuità, identità, violenza e frontiera.
Una lettura scorrevole che informa, coinvolge e intrattiene, e che forse ho apprezzato maggiormente nelle parti più lunghe, dove emergono le grandi capacità di Costa di raccontare e di argomentare.

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Dipende da dove vuoi andare Stefania Convalle

Agendo attraverso canali segreti e indecifrabili, il destino lega le vicende delle giovani Anna e Maria in una storia di commovente salvezza reciproca – una storia che affronta il tema della violenza sulle donne in modo mai scontato e in cui assumono un ruolo di primo piano il sentimento religioso e l’elemento paranormale, mentre non mancano spunti che vanno dal rapporto madre-figlia a quello uomini-animali.

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Plateale appartenenza al genere umano Paola Kovalsky

Un patto di sangue, i wandervogel, passeggiate in montagna, Kallmunz, i coniugi Bauer, l’amore per un nonno, falò rituali, neve, la solennità dei cimiteri, valichi, Hauptmann, statue di santi, il desiderio di una vita semplice, una porticina nascosta, confessioni in un hotel di Praga in un giorno di pioggia, la ricerca di una spiritualità, una luce che si accende… Nel secondo volume della sua saga ucronica, Paola Kovalsky alza il livello della scrittura, aumenta la posta in gioco per i personaggi, introduce nuove (magnifiche) ambientazioni e sceglie di portare in secondo piano la denuncia diretta all’ignoranza rassicurante (preponderante nel primo volume) per concentrarsi sull’approfondimento psicologico e sugli stati d’animo: Plateale appartenenza al genere umano è un romanzo introspettivo, di coscienza e di tormento, più che riuscito anche grazie al singolare accostamento, in molte parti, dell’angoscia interiore alle atmosfere pacate e, naturalmente, grazie alla scrittura sempre trascinante, sempre sincera.

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