Ho contato fino a cento Silvana Da Roit

Un romanzo intenso, sincero, a tratti davvero duro, in cui una ragazzina si racconta – e ci racconta – la sua infanzia e la sua solitudine, in un tentativo consapevole di guarire da ferite recenti e profonde.
Semplice, diretto e coinvolgente, Ho contato fino a cento riesce a commuovere e a strappare sorrisi, arrivando dritto al cuore grazie alla voce della sua protagonista, alla quale è impossibile non voler bene fin dalla prima pagina.

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Ninfee nere Michel Bussi

Tre storie femminili si intrecciano e si incastrano attorno a un omicidio a Giverny – il comune francese noto grazie ai dipinti di Monet – in un racconto giallo che ha suscitato in me sensazioni contrastanti: l’ambientazione affascinante e suggestiva mi ha conquistata completamente, ma i personaggi mi hanno coinvolto poco, ho trovato molti eventi improbabili e diversi dialoghi tutt’altro che credibili. La storia, comunque, mi ha intrattenuta bene, e a tratti mi ha decisamente incuriosita.
Il problema vero, però, è il colpo di scena che precede il finale – colpo di scena che in un primo tempo mi ha sorpreso, salvo poi lasciarmi addosso un senso di irritazione: l’impressione che l’autore abbia giocato sporco facendo di tutto per depistare e fregare il lettore ha rovinato l’ammirazione che avrei provato in circostanze diverse per l’obiettiva originalità dell’idea di fondo.

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It Stephen King

Il miglior libro sull’infanzia che abbia mai letto.

E il libro che mi ha ricordato, anche, perché abbiamo bisogno delle grandi storie – perché abbiamo bisogno delle storie – e cosa è in grado di fare questo mondo meraviglioso che si chiama scrittura.

Grazie, Stephen King.

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Frontiera Francesco Costa

Una raccolta di storie, aneddoti, riflessioni e curiosità sugli Stati Uniti raggruppati in cinque sezioni, ognuna delle quali con un titolo-guida che ne rappresenta il macro-argomento: abbondanza, ingenuità, identità, violenza e frontiera.
Una lettura scorrevole che informa, coinvolge e intrattiene, e che forse ho apprezzato maggiormente nelle parti più lunghe, dove emergono le grandi capacità di Costa di raccontare e di argomentare.

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Dipende da dove vuoi andare Stefania Convalle

Agendo attraverso canali segreti e indecifrabili, il destino lega le vicende delle giovani Anna e Maria in una storia di commovente salvezza reciproca – una storia che affronta il tema della violenza sulle donne in modo mai scontato e in cui assumono un ruolo di primo piano il sentimento religioso e l’elemento paranormale, mentre non mancano spunti che vanno dal rapporto madre-figlia a quello uomini-animali.

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Plateale appartenenza al genere umano Paola Kovalsky

Un patto di sangue, i wandervogel, passeggiate in montagna, Kallmunz, i coniugi Bauer, l’amore per un nonno, falò rituali, neve, la solennità dei cimiteri, valichi, Hauptmann, statue di santi, il desiderio di una vita semplice, una porticina nascosta, confessioni in un hotel di Praga in un giorno di pioggia, la ricerca di una spiritualità, una luce che si accende… Nel secondo volume della sua saga ucronica, Paola Kovalsky alza il livello della scrittura, aumenta la posta in gioco per i personaggi, introduce nuove (magnifiche) ambientazioni e sceglie di portare in secondo piano la denuncia diretta all’ignoranza rassicurante (preponderante nel primo volume) per concentrarsi sull’approfondimento psicologico e sugli stati d’animo: Plateale appartenenza al genere umano è un romanzo introspettivo, di coscienza e di tormento, più che riuscito anche grazie al singolare accostamento, in molte parti, dell’angoscia interiore alle atmosfere pacate e, naturalmente, grazie alla scrittura sempre trascinante, sempre sincera.

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Il profumo Patrick Süskind

“[…] che la terra, il paese, l’aria, che a ogni passo e a ogni respiro erano colmi di un odore diverso e quindi animati da un’identità diversa, potessero essere definiti soltanto da quelle tre grossolane parole, tutte queste disparità grottesche tra la ricchezza del mondo percepito con l’olfatto e la povertà del linguaggio facevano sì che il ragazzo Granouille dubitasse del senso del linguaggio in genere […]”

Una storia di genio e di solitudine, di ossessione e di ambizione tra le più originali e disturbanti che io conosca, e al contempo un viaggio tra gli odori della Francia del Settecento, da Parigi alla Provenza.
È perfetto per essere ascoltato, e Tommaso Ragno si conferma un interprete magistrale.

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Un anno sull'Altipiano Emilio Lussu

“Una vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle trincee […] avevano poi finito con l’apparirci inanimate, come cose lugubri, inabitate da viventi, rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si mostravano a noi, nella loro vera vita. Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!… Ecco il nemico ed ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il caffè, proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell’ora stessa, i nostri stessi compagni. Strana cosa. Un’idea simile non mi era mai venuta alla mente. Ora prendevano il caffè. Curioso! E perché non avrebbero dovuto prendere il caffè? Perché mai mi appariva straordinario che prendessero il caffè? E, verso le dieci o le undici, avrebbero anche consumato il rancio, esattamente come noi.”

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Oliver Twist Charles Dickens

La rappresentazione dell’Inghilterra del XIX secolo e soprattutto della Londra del malaffare, angusta e maleodorante; la descrizione dei malviventi, i veri protagonisti, vividi e indimenticabili insieme al contesto in cui si muovono; la denuncia sociale condotta con sferzante ironia; la leggerezza dello stile e l’evidente gusto narrativo, che rendono la storia estremamente godibile: risiede in questi elementi la grande forza di Oliver Twist, il primo romanzo sociale di Dickens, che mi ha coinvolto totalmente anche grazie all’interpretazione magistrale di Tommaso Ragno.

L’ho ascoltato quasi per caso e non ho mai smesso di stupirmi: adesso voglio recuperare tutto di Dickens!

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L'idiota Elif Batuman

Un racconto che procede per episodi e microepisodi, in una ricercata frammentarietà formale che riproduce perfettamente l’interiorità della protagonista Selin, una giovane e confusa studentessa ad Harvard, insieme alle vicende del tutto normali e al contempo uniche che la coinvolgono.
Due i fili conduttori: il rapporto complesso con un altro studente e, soprattutto, il tema del linguaggio e della difficoltà nella comunicazione, con vivaci spunti di riflessione ed elementi di gioco metaletterario.
Credo che L’idiota sia un romanzo originale ma soprattutto intimo e sincero, e l’ho trovato perfetto tanto per sessioni prolungate di lettura quanto per i ritagli di tempo.

“Provavo un gran bisogno di dirgli che ero circondata, sovrastata, da cose di significato sconosciuto o dubbio, cose che non erano in nessun modo commensurate a me.”

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