Oliver Twist Charles Dickens

La rappresentazione dell’Inghilterra del XIX secolo e soprattutto della Londra del malaffare, angusta e maleodorante; la descrizione dei malviventi, i veri protagonisti, vividi e indimenticabili insieme al contesto in cui si muovono; la denuncia sociale condotta con sferzante ironia; la leggerezza dello stile e l’evidente gusto narrativo, che rendono la storia estremamente godibile: risiede in questi elementi la grande forza di Oliver Twist, il primo romanzo sociale di Dickens, che mi ha coinvolto totalmente anche grazie all’interpretazione magistrale di Tommaso Ragno.

L’ho ascoltato quasi per caso e non ho mai smesso di stupirmi: adesso voglio recuperare tutto di Dickens!

Condividi:

L'idiota Elif Batuman

Un racconto che procede per episodi e microepisodi, in una ricercata frammentarietà formale che riproduce perfettamente l’interiorità della protagonista Selin, una giovane e confusa studentessa ad Harvard, insieme alle vicende del tutto normali e al contempo uniche che la coinvolgono.
Due i fili conduttori: il rapporto complesso con un altro studente e, soprattutto, il tema del linguaggio e della difficoltà nella comunicazione, con vivaci spunti di riflessione ed elementi di gioco metaletterario.
Credo che L’idiota sia un romanzo originale ma soprattutto intimo e sincero, e l’ho trovato perfetto tanto per sessioni prolungate di lettura quanto per i ritagli di tempo.

“Provavo un gran bisogno di dirgli che ero circondata, sovrastata, da cose di significato sconosciuto o dubbio, cose che non erano in nessun modo commensurate a me.”

Condividi:

Volevo solo avere più tempo Stefania Convalle

“[…] la clessidra non è tale senza la strozzatura centrale che ne determina la forma. In quella strettoia che rappresenta la concentrazione del tempo in un momento specifico, non importa se minuti, ore, giorni, Stefania costruisce gran parte del romanzo, gliel’ha chiesto il protagonista con il suo desiderio di avere del tempo in più.
È lì che accade tutto. […]”
Dalla prefazione di Silvana Da Roit.

Condividi:

Canto della pianura Kent Haruf

A due anni di distanza dalla lettura di Benedizione, sono tornata tra le strade di Holt, l’immaginaria piccola città del Colorado nella quale Kent Haruf intreccia le vite semplici e meravigliose di persone comuni: in Canto della pianura troviamo un insegnante di storia, i suoi due figli bambini, una giovane ragazza incinta che viene cacciata di casa e due anziani fratelli allevatori.

Rispetto a Benedizione, il segno è completamente diverso – qui l’accento è posto sul cominciare della vita – e diverso è anche lo stile, che, forse in sintonia con l’umore di fondo, risulta più pieno, molto più poetico, a tratti lirico; eppure la voce di Haruf è inconfondibile nel tono pacato, nella gestione dei dialoghi, nella concretezza delle immagini, nelle atmosfere vivide e malinconiche e soprattutto nella straordinaria umanità che pervade il racconto: il risultato è una storia che coinvolge nell’intimo, che riesce a mostrare e a penetrare, che mette il lettore di fronte a scene d’impatto violento(mi riferisco alla crudezza e all’estrema precisione delle tre notevoli con protagonisti gli animali) quanto a situazioni in grado di suscitare la tenerezza più intensa (in questo senso ho amato tantissimo le due coppie di fratelli).

È una storia semplice e reale: mi è arrivata dritta al cuore, e mi ha profondamente emozionata.

Condividi:

Il Canto degli Eroi Dimenticati Alice von Tannenberg

Il Canto degli Eroi Dimenticati: La legge del ferro e del sangue è un romanzo corale di ambientazione medievale dall’intreccio complesso e ambizioso, come l’intero progetto di Alice von Tannenberg – progetto di cui questo volume costituisce il primo tassello.

Nell’incerta situazione creatasi all’interno del Sacro Romano Impero dopo Legnano (1176), i complotti, i giochi di potere e le faide segrete con al centro la Baviera stimolano un’indagine sul rapporto tra comando e obbedienza, tra giuramenti e azioni, tra vincoli di sangue e vincoli d’onore, tra rango e virtù spirituali, tra amicizia e rivalità.
Personaggi credibili e ben delineati, sentimenti scomodi, ambientazioni vivide e atmosfere evocative (stupende le scene nella natura) si uniscono a un equilibrio perfetto tra combattimenti e scene conviviali, tra assemblee e tornei, tra sequenze narrative, dialogiche e introspettive, mentre la scrittura, davvero curatissima, prende il volo e trasporta in un Medioevo dal fascino misterioso, che sembra quasi vibrare tra le pagine.

Piaciuto tantissimo!

Condividi:

Lo specchio macchiato dal tempo Stefania Convalle

Ambientato nei luoghi della vecchia Milano, il romanzo intreccia la storia di un’attrice alla ricerca di sé con quella del personaggio che sta interpretando, una cameriera dal passato doloroso.
Misteri da risolvere, silenzi, sentimenti confusi e il tocco romantico che l’autrice conferisce all’ambientazione rendono questa lettura coinvolgente ed enigmatica, con realtà e finzione che sembrano confondersi continuamente.

Condividi:

L'altra Tania Mignani

Costante ironia, tocchi noir e sviluppi sorprendenti caratterizzano questa raccolta di racconti che esplora l’amore – in particolare rispetto a storie dai risvolti drammatici e alle zone d’ombra dei rapporti umani – con assoluta originalità.

Condividi:

Al faro Virginia Woolf

Mostrando gli eventi attraverso i pensieri, e procedendo per fluidi e continui slittamenti del punto di vista, “Al faro” si compie attraversando mente, cuore e immagine.
Attingendo alla fonte del ricordo e del recondito, Virginia Woolf si riversa in una scrittura bellissima e complessa, carica e intensa, che espande e contrae il tempo, che penetra le pieghe dello spazio, che concentra nel linguaggio il ritmo della vita, che scava le cose fino al midollo, che spinge toccanti ritratti di esperienze umane oltre le pagine, e abbracciando e sublimando la dimensione interiore, e muovendo al livello dell’infanzia, si fa evocazione, si fa assenza e si fa memoria, arrivando a mostrare e a celebrare il tormentato miracolo della creazione artistica.

Sono colpita, ammirata, destabilizzata, affascinata e scioccata da questa scrittura; sono disarmata e conquistata dalla profondità del pensiero, dalla capacità di toccare le viscere della vita, dalla sensibilità immensa dietro e dentro tutto questo.

Condividi:

Pane cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Springs Fannie Flagg

Una storia vivace che si sviluppa tra il 1948 e il 1987 per la gran parte tra New York, dove abita la protagonista, giornalista televisiva sfinita dai ritmi frenetici del lavoro, ed Elmwood Springs, paesino del Missouri al quale risalgono le sue origini.
Gli ingredienti del libro (tra questi un mistero da risolvere, un passato doloroso in cui scavare, personaggi buffi e simpatici e tantissimi dialoghi), uniti al brio della scrittura, lo rendono perfetto per la primavera e, più in generale, per momenti in cui si ha bisogno di staccare pur senza allontanarsi da temi importanti, che Fannie Flagg accosta con toccante leggerezza e con pizzichi garbati di ironia – qui si parla, ad esempio, di malessere interiore, dei meccanismi malati dell’ambiente televisivo e di discriminazioni razziali.
Tra i messaggi la necessità di allentare i ritmi che ci fagocitano, il valore delle cose semplici della quotidianità, l’importanza dei legami di amicizia e dell’amore in senso più generale.

Condividi:

Il giovane Holden J. D. Salinger

New York, inverno del 1949. La fuga da scuola del sedicenne Holden Caulfield e il breve vagabondaggio per Manhattan come tentativo di ribellione alle convenzioni e contraddizioni di una società nella quale il protagonista, personaggio bellissimo, incapace di accettare l’ipocrisia che percepisce attorno a sé e di scendere a compromessi, buono, generoso ed estremamente sensibile, fatica a riconoscersi e quindi a inserirsi.
La forza e l’unicità del libro stanno nella capacità di celare un profondo disagio esistenziale in una voce narrante vivace, brillante, divertente, (auto)ironica, a tratti provocatoria, che si serve di un linguaggio fortemente caratterizzato e, più in generale, nel modo in cui quest’uso sapiente della prima persona riesce a mostrare, insieme alla genuinità, all’insofferenza e alla solitudine di Holden, le distanze che si creano tra il pensiero e la parola.

La scrittura vivida di Salinger mi ha colpita quanto i sentimenti intensi che mi ha suscitato il protagonista.
Sono contenta di non averlo mai letto prima: non l’avrei capito come l’ho capito adesso.

“Ma i pesci… è diverso. I pesci sono un’altra cosa. Io dicevo le anatre” […]

Condividi: