“[…] non c’è cosa più inutile e persino sprecata, che un disgraziato che racconti le proprie miserie a chi abbia il cuore pieno di contentezza.”
Laguna
Quando lo so, ve lo dico
Una pubblicazione intensa e multiforme, che raccoglie scritti di natura diversa: da brevi racconti (tra i quali troviamo scorci di vita, personaggi in fasi cruciali del loro percorso, la storia delicata di una cagnolina e tanto altro) a esercizi di stile che vanno oltre l’esercizio (come quelli con le vocali), fino ad arrivare a un romanzo bonsai. E poi, la parte più preziosa: dei pezzi, situati a metà tra il racconto e il paesaggio interiore, e spesso situati a metà anche tra presente e passato, tra riflessione e ricordo, in cui Stefania Convalle ci dona una parte notevole della sua intimità.
L'ispettore Ovvius al Cover Book Hotel
Che bello tornare tra le pagine di Tatiana Vanini!
In questo nuovo giallo con protagonista l’ispettore Ovvius non manca nessuno degli elementi che mi avevano fatto apprezzare il primo volume: dai nomi ironici ai dialoghi scoppiettanti, dalle bizzarre peculiarità che aiutano a caratterizzare i personaggi al leggero gusto rétro di stile e linguaggio, fino ad arrivare a quella fresca spruzzata di fantasy che ben contribuisce all’originalità del libro.
Il cambio di ambientazione, stavolta un piccolo borgo dove tutti conoscono tutti, porta con sé una leggera e simpatica caricatura della mentalità di paese, a cui si aggiungono esilaranti parodie di virtù e difetti del genere umano.
Il risultato è una storia frizzante ed estremamente godibile: leggerla significa trascorrere qualche ora di relax, divertirsi e lasciarsi strappare sorrisi su sorrisi.
L'isola degli alberi scomparsi
Recensire il lavoro di Elif Shafak mi mette un po’ in difficoltà.
Da una parte ho apprezzato l’idea di fondo, il procedere in parallelo di due trame su due piani temporali e in due luoghi diversi, la consapevolezza che il testo mi ha dato rispetto alla storia di Cipro e, soprattutto, l’intuizione di usare in alcuni capitoli una pianta come voce narrante (le riflessioni sul mondo vegetale che quest’ultima porta con sé mi hanno coinvolto più di ogni altra cosa).
Il grosso problema, però, è che i personaggi purtroppo mancano di spessore – mi sono chiesta più volte cosa li muovesse davvero – e finiscono per risultare impersonali: nessuno di loro è riuscito a parlarmi, né la storia è stata capace di emozionarmi.
Inoltre, ho trovato irritante la presenza di diverse sottotrame buttate lì e poi lasciate in sospeso o comunque non approfondite: sono utili all’autrice, che avrà ritenuto importante mostrare la sua (onorevole) sensibilità rispetto a certe problematiche umano-sociali (cyberbullismo, alcolismo e omofobia, per esempio), ma non alla storia, il cui impianto, anche per questo motivo, finisce per risultare poco organico.
Le sabbie di Crooken
“La luna piena brillava gialla sulle sabbie mobili man mano che si avvicinava a esse; vedeva la distesa luminosa che tremava e si agitava […] E quando avanzava verso di essa, un’altra figura faceva lo stesso dall’altra parte con passi simmetrici. Vedeva che l’altro era la sua immagine, il suo stesso essere […]”
Stoner
Lamento di Portnoy ![]()
Orbital
Orbital non è una lettura semplice. Scivolare in silenzio attraverso i fusi orari sulla stazione spaziale mentre scivoliamo attraverso sei sguardi – quelli di quattro astronauti e di due cosmonauti – richiede una dose di concentrazione non indifferente, perché si lega alla disponibilità a dedicare al libro un tempo assoluto, totale, che consenta un’immersione completa.
Non perché Orbital contenga particolari riflessioni o innovazioni concettuali, ma per il cambio di prospettiva in cui ci proietta; perché, se si riesce a entrare nel libro, la sensazione è davvero quella di orbitare sedici volte attorno alla Terra nel giro di ventiquattro ore.
[Di Orbital ho parlato qui]
Clara legge Proust ![]()
Una giovane ragazza comincia per caso a leggere la Recherche, senza sapere che l’incontro con Proust le aprirà nuove prospettive e arriverà a cambiarle la vita.
Ho ascoltato Clara legge Proust in vista della mia prossima impresa letteraria (!), ed è stata un’ottima idea: Carlier ha scritto un libro leggero, garbato e molto intelligente, con cui riesce a strappare sorrisi e nel frattempo a dare un’idea, tra una pagina e l’altra, del genio letterario di Proust e dell’universalità del suo capolavoro.