E poi ci sono i luoghi di confine. Quei luoghi in cui si intersecano terra e cielo, mare e campagna, e i colori più disparati si uniscono in miscele uniche e indimenticabili.
Sono preziosi, i luoghi così, perché sono quelli in cui la nostra anima si sente libera, maestosamente sospesa, incline a espandersi e a intridersi di natura, pronta a spiccare il volo.
La spiaggia bianca di Mari Ermi è un luogo così. Specialmente se ci vai al tramonto, se la scopri in silenzio o se, come nel caso dei miei personaggi, ci arrivi in una giornata in cui è deserta, in cui le nuvole hanno una preziosa capacità di farla risplendere.
Mari Ermi non è il luogo più frequente nel mio romanzo, ma è il luogo che con la sua magia determina il passo in avanti per le anime dei miei protagonisti.
È il luogo che ci ricorda, ancora una volta e con una forza mozzafiato, che il contatto con la natura ci rende davvero noi stessi.
Mari Ermi è un luogo reale, come tutta la natura sarda nel mio romanzo, ma è anche un luogo simbolico: è simbolo della ricerca e della riscoperta di sé, dell’importanza della natura per l’identità umana, del valore imprescindibile della libertà interiore.
È il simbolo, insomma, dell’essenza e del messaggio profondo di questo romanzo.
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