Storia di chi fugge e di chi resta Elena Ferrante

“Lila parla e parla a voce bassa. […] Io mi sento come il cavaliere di un romanzo antico, che chiuso nella sua armatura splendente, dopo aver compiuto mille prodigiose imprese in giro per il mondo, si imbatte in un mandriano cencioso, denutrito, che senza mai muoversi dal pascolo piega e governa a mani nude orribili bestie con un coraggio portentoso.”

“Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi solo per la prima volta in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.”