Canto della pianura Kent Haruf

A due anni di distanza dalla lettura di Benedizione, sono tornata tra le strade di Holt, l’immaginaria piccola città del Colorado nella quale Kent Haruf intreccia le vite semplici e meravigliose di persone comuni: in Canto della pianura troviamo un insegnante di storia, i suoi due figli bambini, una giovane ragazza incinta che viene cacciata di casa e due anziani fratelli allevatori.

Rispetto a Benedizione, il segno è completamente diverso – qui l’accento è posto sul cominciare della vita – e diverso è anche lo stile, che, forse in sintonia con l’umore di fondo, risulta più pieno, molto più poetico, a tratti lirico; eppure la voce di Haruf è inconfondibile nel tono pacato, nella gestione dei dialoghi, nella concretezza delle immagini, nelle atmosfere vivide e malinconiche e soprattutto nella straordinaria umanità che pervade il racconto: il risultato è una storia che coinvolge nell’intimo, che riesce a mostrare e a penetrare, che mette il lettore di fronte a scene d’impatto violento(mi riferisco alla crudezza e all’estrema precisione delle tre notevoli con protagonisti gli animali) quanto a situazioni in grado di suscitare la tenerezza più intensa (in questo senso ho amato tantissimo le due coppie di fratelli).

È una storia semplice e reale: mi è arrivata dritta al cuore, e mi ha profondamente emozionata.