Titanium (o di come, qualche anno prima di Mari Ermi, Arianna incontra Federica)

Le luci basse le guizzano negli occhi scuri, sfumando l’ombra che da anni respira nel suo sguardo.
Il vino rosso davanti a lei, riflessi rossi nel nero dei suoi capelli, rosso riflesso nelle sue guance.
Riflessi della vivacità di un tempo, rosso che adesso può esistere solo di riflesso.
Ha scelto un tavolo appartato in un pub appartato. Attorno a noi voci basse, davanti una tv collegata a YouTube.
«Ambra?» chiedo.
«Dorme da un’amica.»
Tira fuori un mazzo di carte. «Poker? Texas hold’em in due si può fare.»
«Sai giocare a poker?»
«Yep
«Quante cose si scoprono.» Lo dico più a me stessa che a lei. «Io non so giocare, comunque.»
«Te lo spiego, che problema c’è.»
«Temo sia una battaglia persa, ma come vuoi. Ma davvero sai giocare?»
«Non capisco perché sei così sorpresa.»
È divertita, è chiaro. Si lancia in una spiegazione, ma un attimo dopo ho smesso di ascoltarla.
È bella, ma sembra non saperlo. Dietro mascara e rossetto ha un’aria ingenua che mi ha colto di sorpresa. Forse è talmente abituata a essere bella che quello stato non la riguarda più. O forse, semplicemente, non gliene frega nulla.
Scuoto la testa. Ma cosa mi salta in mente? Lo so già che non gliene frega nulla.
È che mi confonde, questa bellezza disinteressata. E non so se è più forte la soggezione o la simpatia che mi suscita.
«Oi, hai capito?»
Mi reclama.
«Ma non ti accorgi che ti guardano tutti?» mi esce a mo’ di risposta.
Ecco. Ecco, ecco, ti pareva. Perché le ho fatto questa domanda? Proprio così, poi. E perché non imparo mai a stare zitta?
Mi guarda interdetta.
«Non posso non saperlo» commenta. L’ombra nei suoi occhi sembra addensarsi. «Ma cosa c’entra?»
«Sono curiosa.»
Dispone le carte sul tavolo e mi accorgo che non c’è un reale bisogno di parlare. Sulla tv comincia un altro video, una live di Sia. Le note di Chandelier al piano prendono vita nella saletta. Un barlume spontaneo sembra lottare per accendere i suoi occhi.
«Ambra si è iscritta a pianoforte.» La butta lì.
«Davvero? Perché?»
«Non so, forse sta cercando una stabilità.»
Parliamo a tratti: i nostri scambi si alternano alla voce di Sia, come se anche lei stesse partecipando alla conversazione.
«L’ha sempre cercata nello sport, la stabilità» le faccio notare.
«Già. Infatti non so quanto durerà. Ma non mi dispiace che si avvicini un po’ all’arte.»
L’arte.
A un tratto, la conversazione ha preso una piega insperata. Ho una domanda sulla punta della lingua, ma attendo un attimo di troppo: lei lancia un’occhiata alla live, beve un sorso di vino e gira una carta sul tavolo.
«Elastic heart» commenta. «Il titolo della canzone» risponde al mio sguardo interrogativo.
Soffoco il senso di frustrazione in un sorso di Bulleit.
«Torino ti piace?» le chiedo.
«Molto.» Accenna un sorriso. «Dici che Ambra mi perdonerà mai?»
Ok, questa non me l’aspettavo. La sua espressione dolce-amara tra i riflessi rossi mi riempie di tenerezza e di senso di colpa.
«Non ho dubbi» rispondo. «È una ragazzina intelligente.»
«Ha bisogno di me.»
La guardo. Questa donna bellissima e persa, ingenua e consapevole, mi affascina e mi fa soffrire. Perché più mi affascina, più aumenta il senso di colpa. Perché mi dispiace moltissimo per quello che le è successo. Perché vorrei tanto aiutarla. Ma non posso. Non ho un modo, non in questo momento. E a un tratto mi sento piena della sua sofferenza.
Guardo le carte sul tavolo e quelle che ho in mano. Non so nemmeno cosa sto facendo.
Nel frattempo, Sia attacca un altro brano: la sua voce e il piano sembrano assorbire la saletta intera, le note suonare dentro.
I’m bulletproof, nothing to lose.
Federica, accanto a me, è un tuffo al cuore.
Fire away – spara – sembra far away, lontano.
La musica ha il potere di farti sentire tutto. Tutto.
You shoot me down, but I won’t fall. I am titanium.
You shoot me down, but I won’t fall.
I am tita-ni-um.
Già, che potere ha l’arte.
«Devi trovare il modo di tornare.» Mi viene fuori così.
E non intendo tornare a casa.
Non intendo in senso geografico.
I am tita-ni-um.
E non so nemmeno se sto parlando davvero con lei.

https://www.youtube.com/watch?v=qz9gGZiDf8o     Min. 8.02

* Lo spunto per questo racconto è stato un esercizio del gruppo Resina intitolato A tu per tu col personaggio: con l’obiettivo di lavorare sulla conoscenza, sullo spessore e sull’autonomia dei propri personaggi, bisognava immaginare di poter trascorrere una serata con un personaggio di propria creazione, lavorando sul luogo dell’incontro, sul comportamento del personaggio, sulle nostre percezioni nel conoscerlo dal vivo, sul dialogo e in generale sullo sviluppo della serata. La consegna prevedeva anche l’utilizzo della prima persona col nostro punto di vista – bisognava rendere noi stessi i protagonisti – e un limite di lunghezza di 4000 battute spazi inclusi.

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